Intervista a Francisco Leiva

URUK 0.3| Paesaggi dell’architettura contemporanea

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MARCO SCARPINATO: Come create la relazione tra design e architettura del paesaggio? Quali sono gli elementi che strutturano i vostri progetti?
FRANCISCO LEIVA IVORRA: L’intuizione geografica, la formazione, il ridisegno, l’isola… Ci avviciniamo in silenzio, con i nostri sensi ben svegli, pronti ad ascoltare… pronti a interpretare. Come un medium che si connette direttamente con lo spirito del luogo, abbiamo sviluppato un raffinato intuito geografico che é messo a punto ogni giorno, principalmente con lo strumento del disegno.
Il nostro rapporto con l’ambiente, in ogni progetto, deriva da un posizionamento chiaro, fortemente segnato dalla continuità o meno con la configurazione dinamica del paesaggio che interpretiamo in ogni luogo. Siamo più interessati ai processi di continuità, in cui una forma naturale è inserita in numerosi valori locali che molto spesso teniamo maggiormente in considerazione e ci costano molto di più che creare delle situazioni di rottura. Dinnanzi a certe dinamiche che non consideriamo ammissibili, siamo obbligati ad assumere la responsabilità di cercare un cambiamento in un modo più determinato.


Alcuni progetti immersi nei campi coltivati possono essere disegnati dal movimento della macchina mietitrice che mantiene le colture, altri, in luoghi ad alta quota, sono concepiti per raccogliere la neve e le fasi del ciclo dell’acqua; il progetto la Salamandra, per esempio, ha la capacità di domare le acque impetuose del Golfo di Biscaglia e deliziare i visitatori con i movimenti della marea, ci sono progetti che reinterpretano i vecchi metodi muovendosi sulla scia di un’importante infrastruttura cancellata… altri sono finalizzati a chiudersi e definire un paesaggio proprio dando l’illusione di un cambiamento e di una tendenza giocosa, più banale, innocua e amichevole…

MS: Quali sono le ragioni che vi hanno portato a concentrarvi sul paesaggio?
FLI: Il mare… Trovo impossibile distinguere l’architettura dalla trasformazione del paesaggio. Mi pare irresponsabile un’architettura che non partecipi alla trasformazione del paesaggio. Il nostro gruppo multidisciplinare è così concentrato sui cambiamenti territoriali da intendere il paesaggio come una naturale disciplina su cui lavorare: il paesaggio nel senso più ampio. Siamo interessati al paesaggio antropico produttivo, molto vivace e molto utilizzato. Ci appassiona molto di più l’intenso del paesaggio urbano in cui si sovrappongono maggiori richieste e desideri… più integrato, più flessibile, più ottimizzato. Siamo stupiti da paesaggi astratti e infiniti interni. Ci costa un sacco concentrarsi anche sull’oggetto architettonico, per quanto esso sia internamente complesso, per tralasciare l’interesse verso le trasformazioni globali che quest’azione genera.

MS: Il vostro lavoro è attento alla partecipazione dei cittadini. Il Grupo Aranea ha un atteggiamento politico nella costruzione della città? Com’è utilizzata questa partecipazione nella costruzione del paesaggio?
FLI: La collettività: l’illusione della collettività insieme alla fiducia delle persone… Ci piacerebbe che i nostri progetti potessero svilupparsi attraverso la complicità dei tanti soggetti coinvolti, tuttavia, anche qui, presentate un progetto che é il frutto di un concorso d’idee in una città che abbiamo visitato per la prima volta proprio in occasione del concorso e progettato ad Alicante nella solitudine del nostro studio. Pensiamo che sia un esempio rappresentativo della nostra intuizione geografica nell’interpretazione dei contesti. Si tratta di un progetto molto personale.
Un esempio di partecipazione dei cittadini é il progetto, attualmente in esecuzione, di El Valle Trenzado, che rivitalizza i ripidi canali profondi circa 40 metri che attraversano la città di Elche per 4 km. Abbiamo vinto il concorso con un sistema articolato di strade che permettono di collegare le due rive e le diverse piattaforme intermedie che appartengono al sistema. Nel progetto di concorso suggeriamo che questo sistema dovrebbe essere regolato attraverso la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nella trasformazione di uno dei luoghi più emblematici della città.
Uno degli argomenti che ha convinto la giuria è stato l’approccio flessibile che permette negoziati con tutte le parti coinvolte. E così, prima di redigere il progetto definitivo, abbiamo organizzato un workshop per raccogliere le informazioni dagli esperti abitanti del sito. Sono state raccolte informazioni sui diversi punti di accesso, le viste importanti, le attività… e tutti sono stati invitati a proporre i punti con cui volevano connettersi. Abbiamo raccolto tutte queste informazioni in un piano di sintesi, sovrapponendo le diverse proposte, raccogliendo le tappe richieste, collegando le diverse istanze… e così abbiamo definito un approccio che coinvolge tutta la valle urbana di Vinalopó.
Di fronte a un modo più convenzionale per affrontare il progetto (attraverso concorsi o commissioni idea diretto) ci piace credere che ci sia un modo per rappresentare direttamente le esigenze dei cittadini che sono la fonte del progetto. Siamo arrivati molto vicino a quest’idea di partecipazione collettiva con i laboratori “pH_paisajes Habitados”. I workshop sono un’iniziativa del Grupo Aranea, una reazione all’imminente trasformazione incontrollata del paesaggio causata dalla eccessiva attività d’urbanizzazione. Dal quando, nel 2005, abbiamo definito questa metodologia, i workshop sono stati sviluppati nel territorio spagnolo, con risultati più che sorprendenti e sono diventati un punto di riferimento in termini di partecipazione cittadina. Il workshop finale pH08, sviluppato a L’Alfas del Pi, è un progetto innovativo che
mira a gettare le basi per il futuro Piano Generale della Città, partendo da un processo partecipativo che riunisce gruppi di lavoro a stretto contatto con alcuni dei più interessanti giovani architetti in Spagna, 40 giovani architetti provenienti da ambienti molto diversi, con una rappresentanza dei cittadini di L ?Alfàs, esperti nel settore ed estremamente motivati. Un workshop intensivo di 10 giorni ha segnato l’inizio del lavoro che ora viene sviluppato con i progetti degli studenti presso l’Università di Alicante durante l’anno accademico 2011-2012.
Il corso è iniziato con la riabilitazione di una vecchia “Casa del pueblo” riutilizzandola come aula del workshop pH, luogo d’incontro centrale per promuovere il dialogo con i cittadini, e la conversione di una vecchia roulotte abbandonata in un ufficio mobile in grado di muoversi attraverso tutta la città.

MS: Come affrontate il rapporto tra arte contemporanea e paesaggio?
FLI: Invito: Responsabilità vs libertà creativa… Se prima dicevo che non potevo capire l’architettura senza il paesaggio, ora devo dire che per me è altrettanto difficile trovare i confini tra arte contemporanea e paesaggio. M’interessa il complesso rapporto che esiste tra spettatore e artista, lo scambio di ruoli che spesso si verifica. Se il paesaggio è costruito da ogni sguardo nuovo, cerchiamo di essere molto attenti ai giochi dei differenti punti di vista, alcuni fugaci, altri intenzionali, molti stanchi e quasi tutti un po’ confusi. Cerchiamo di avvicinare la libertà dell’artista senza parlare della responsabilità di fare dei sorprendenti paesaggi funzionali. Paesaggi vividi, paesaggi trascurati, paesaggi vecchi ma, sempre, estremamente vivaci, paesaggi senza regole in cui ognuno si sente a casa, paesaggi suggestivi che evocano la nostra infanzia, paesaggi blu e gialli, un tranquillo paesaggio che si trasforma … paesaggi ottimisti che ci invitano a conoscerli.

MS: Ci può dire come l’agronomia e il paesaggio sono in contatto nei vostri progetti?
FLI: Produzione: mangiare, vivere e di amare… I nostri progetti si basano su una personale visione attenta al luogo e propongono dei piccoli aggiustamenti che tentano di produrre un cambiamento nell’evoluzione del paesaggio. Ci piace pensare che i nostri progetti siano impliciti nel paesaggio, che ne siano la continuazione naturale.
L’agricoltura è il rapporto più bello tra l’uomo e il suo ambiente. Una lunga storia d’amore e di odio, tragica e appassionata che ha generato alcuni tra i più bei paesaggi che conosciamo. Gli agricoltori hanno un ruolo chiave nella costruzione del nostro paesaggio. Sono i custodi dell’importante patrimonio paesaggistico che stiamo perdendo così rapidamente per la tragica mancanza di ricambio generazionale. È necessario reinventare l’agricoltura del ventunesimo secolo e, perché no, una nuova architettura urbana intesa come un nuovo servizio pubblico, collegata a una rete che dovrebbe garantire i servizi minimi per la produzione, distribuzione e informazione di uno speciale orto pubblico.

+ URUK 03

Valores de Arquitecto 2015

/// 30 de septiembre, Teatro Arniches, Alicante ///
Con motivo de la semana de la Arquitectura, invitado por el COACV, Francisco Leiva participará en este evento junto a Alfredo Payá, María José Marcos y Emilio Tuñón.

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IES Rafal en TVE2

///23 noviembre, TVE2///
IES Rafal en la serie documental “Edificios”, incluido en el programa: “Educación en contexto”

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entrevista en DissenyCV

/// 1 agosto 2014 ///
“Los proyectos deben surgir a partir de las demandas reales de los ciudadanos”

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a+u 2013:08
Houses by Emerging Architects
August 2013 issue of a+u magazine features residential architecture by young practices from all over the world. Featured architects include: OFFICE Kersten Geers David Van Severen, Grupo Aranea, Adamo-Faiden, Tatiana Bilbao and John Lin.

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Modest ambitions do not inhibit this economical yet expressive project for a penthouse in Spain

Architectural Rewiew
july 2013, 1397. Volume CCXXXIV
by David Cohn
“But before Spain dismisses architecture as a needless frivolity, works like the Casa Lude might demonstrate what creative design can do to improve everyday life without excessive means or pretensions.”

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David Cohn en Casa Lude

/// Cehegín, 6 junio 2013 ///
Visita de David Cohn a la Casa Lude para preparar su próximo artículo para Architectural Review

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Entrevista Francisco Leiva, EASDAlcoi

Conferències de les Jornades de Disseny 2013 en EASDAlcoi

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Francisco Leiva en VIA Construcción

/// febrero 2013 ///
Entrevista a Francisco Leiva en el número 109 de la revista Vía Construcción:
¿Por qué decidiste ser arquitecto?

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Llàtzer Moix / Verde, viable y en red

/// 18 de enero de 2012 ///
Suplemento CULTURA’S de LA VANGUARDIA
¿Cómo será la arquitectura dentro de cincuenta años?

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